La Campania Felix esiste ancora

 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
 
In occasione della fiction che trasmetteranno stasera sulla Terra dei fuochi, vorrei oggi dedicare uno spazio per esprimere il mio sgomento per quella disinformazione mediatica e quell'ipocrisia che spesso permea i servizi sull'argomento, creando soltanto confusione nel consumatore.
 
Non voglio arrogarmi la presunzione di parlare di un tema tanto scottante, perché non sono nella posizione di farlo e ci sono ben altri professionisti che sacrificano e mettono a repentaglio ogni giorno la loro vita per questo.
 
Vorrei solo che il consumatore aprisse un po' gli occhi, imparasse ad ascoltare chi ha veramente qualcosa da dire con cognizione di causa, e non si soffermasse semplicemente a sentire chi arriva a speculare sulle vite umane, a strumentalizzare argomenti così gravi e complessi come quello della Terra dei fuochi, generalizzandolo in maniera superficiale e confusa, per denigrare tutti indistintamente i prodotti campani.
 
Di aree inquinate in Italia, ahimè, ce ne sono tante, troppe, ma è diventata prassi comune etichettare come "pericolosi" quei soli prodotti provenienti dalla Campania. Da tutta la Campania poi, quando ormai dovrebbe essere noto che i comuni incriminati sono una cinquantina...non tutta la regione!!
 
Perché la Campania vanta ben 25 eccellenze e marchi igp (!!), e la maggior parte della sua produzione alimentare  proviene da aree non contaminate (ma in pochi ormai sembrano ricordarlo!). Oltretutto, sono tante le aziende che lavorano per la grande distribuzione, in cui, si sa, i protocolli sono molto rigidi.
 
Il consumatore campano, e non solo, purtroppo è scoraggiato e disorientato, tanto da arrivare a preferire frutta e verdura provenienti dal Pakistan, dalla Turchia o dalla Cina!
 
Non dimentichiamo che il fenomeno dei prodotti di importazione assume connotazioni complesse, e, come detto in vari miei post precedenti, non è raro che arrivino in Italia cibi impregnati di pesticidi o fertilizzanti da noi nemmeno consentiti per legge.
 
C'è quindi bisogno che qualcuno faccia finalmente un po' di chiarezza, in modo che ognuno di noi possa scegliere consapevolmente e serenamente cosa portare in tavola, anche quando quel qualcosa è una bella mozzarella di bufala, una gustosissima melannurca, un profumatissimo limone, un ineguagliabile pomodorino "del piennolo" o un dolcissomo fico bianco o cachi.
 
Il mio modesto consiglio, da napoletana e soprattutto da mamma, allora qual è?
 
Leggiamo sempre le etichette di ciò che acquistiamo, soffermiamoci qualche secondo in più per capire la provenienza del prodotto. E in questo, quando si parla di prodotti campani,  ci viene incontro l'Istituto zoo profilattico sperimentale del Mezzogiorno, che, d'accordo con Confindustria, ha addirittura creato un'app  per smartphone che consente di individuare in tempo reale, puntando il cellulare verso il codice Qr della confezione, provenienza (laddove non fosse specificamente riportata, perché ricordo che la legge, per frutta e verdura, impone di indicare obbligatoriamente solo la nazionalità del prodotto) e analisi effettuate sul prodotto. 
 
 
Non lasciamo che la disinformazione uccida tutti i prodotti di quella che un tempo chiamavano "Campania Felix".
  

Perché il problema della Terra dei fuochi esiste ed è gravissimo, più di quanto si racconti. Non sono soltanto creazioni cinematografiche le pesche o le zucche deformi e maleodoranti, ma la Campania Felix esiste ancora, ci sono tanti prodotti sani, controllati e buoni.

 Questi allarmismi basati su una serie di informazioni vaghe, errate e distorte non portano da nessuna parte.
 
Facciamo in modo che anche i prodotti campani "puliti" tornino man mano a riempire le nostre tavole, perché ciò che fa veramente male è la disinformazione e la nostra superficialità negli acquisti.



Come dice una persona che conosco molto bene, il mio papà


"Pe tante cose ca nun vanno,
n'ate cientomila nce ne stanno,
cu nu sapore che a n'ata parte
nun se po' truvà"


http://www.today.it/tech/terra-dei-fuochi-applicazione-smartphone-cibo.html

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