Fave, profumo di fave

Bentrovati, amici!

Per molti Pasqua avrà lasciato il segno sulla bilancia ed è ora di rimettersi in carreggiata con un'alimentazione più sana ed equilibrata (c'è pure la rima!😅).

Ormai, dato il caldo anticipato, già si affaccia sui banchi dei mercati della verdura tipica della stagione estiva, ma noi che amiamo procedere al passo con i tempi, preferiamo temporeggiare, approfittando ancora un po' di quella tipica di questa stagione (asparagi, carciofi, fagiolini, porri...) e di legumi come piselli o fave.

Ecco, appunto, le fave, le regine incontrastate delle merende romane in connubio con il pecorino durante le gite primaverili fuori porta! 



Mangiare fave nel Lazio è come tramandare una tradizione millenaria: erano considerate simbolo di rinascita fin dagli antichi Romani, presso i quali rappresentavano il pranzo tipico dei legionari. 

Ma la fava rappresenta l'ingrediente tipico anche degli aperitivi primaverili nella meravigliosa isola di Ischia, in cui si accompagna non al pecorino, bensì alla ventresca di maiale, stemperandone il sapore "burroso", e delle tavole napoletane in generale nel periodo pasquale, sulle quali non può mancare la "fava del Vesuvio". E' proprio il territorio vulcanico, in aggiunta alla brezza marina, ciò che rende questa varietà così caratteristica nel sapore, nel profumo e nell'aspetto (i baccelli possono raggiungere i 45 cm!), oltre che particolarmente tenera.




Vediamo, quindi, insieme il segreto del successo delle fave, attribuibile certamente al sapore, ma ancor di più ai nutrienti che contengono.

 

LA "CARNE DEI POVERI"

Le fave sono state da sempre appannaggio dei ceti meno abbienti, dato certamente il prezzo contenuto e la semplice reperibilità, ma anche l'importante contenuto di proteine che fornivano in alternativa a quelle della ben più costosa carne rossa. 
Questo il motivo per cui sono anche dette "carne dei poveri", ma di umile hanno ormai ben poco, rappresentando l'ingrediente tipico di molte preparazioni anche stellate.

Iniziamo con il dire che, a differenza degli altri legumi, possono essere consumate, come ben saprete, anche crude, almeno finchè non induriscono: sarebbe preferibile consumarle proprio così, in quanto conserverebbero inalterati i loro nutrienti. Io, di solito, le tolgo dai baccelli e le surgelo, in modo da averle disponibili anche quando non sono più di stagione. 😉

Le fave, anche secche, rappresentano comunque un importante alleato per la nostra salute, e, cosa che non guasta, il loro apporto calorico è davvero irrisorio ed il più basso tra tutti i legumi: circa 50 Kcal/ 100 g di prodotto! 

Da sempre considerate un super-food, per le proteine, le vitamine (folati e vitamine A e B) e i minerali (fosforo, ferro, fosforo, magnesio e potassio) che contengono, le fave sono ottimi alleati del nostro sistema cardiovascolare, favoriscono la mobilità intestinale, dato il contenuto di fibre e pare contrastino il colesterolo cattivo e l'anemia (ovviamente, come ho detto, contrastano, non sono da ritenersi sostitutive delle terapie mediche, specie nei casi più gravi). 

Tutto ciò a patto di non consumarne in grandi quantità e per un lungo periodo, soprattutto se fresche, perchè potrebbero avere effetti collaterali, quali allergie, fino ad arrivare a patologie come il favismo in quei soggetti affetti da una particolare mutazione ereditaria (è sempre consigliabile chiedere un parere al proprio medico curante in caso si sia affetti da patologie).

In generale, comunque, buona norma sarà limitarne il consumo ad un paio di porzioni a settimana, non superando la quantità di 150 g per quelle fresche e circa 50 g per quelle secche. Ma del resto queste linee guida riguardano un po' i legumi in generale.

La cosa che probabilmente non tutti sanno è che le fave sono anche degli ottimi alleati per la nostra pelle, grazie alla vitamina A: mia nonna mi raccontava che, in tempi di guerra, le donne usavano strofinare i baccelli sul viso per ravvivarne il colorito o per ammorbidire la pelle secca di gomiti e talloni.

Oggi non mancano le maschere a base di fave micronizzate per viso e capelli (c'è anche chi le impiega per alleviare il prurito della varicella): io vi consiglio questa farina di fave, già pronta https://amzn.to/3UkHPaV da amalgamare con un po' di latte tiepido e tenere sul viso per una decina di minuti...il risultato vi sorprenderà!

 

Ma se preferite macinarne la quantità che vi occorre, utilizzando il residuo per una gustosa minestra, allora questa confezione di fave secche fa al caso vostro https://amzn.to/3PTNiCK: naturali e biologiche.

Come resistere, quindi, ad un legume così polivalente, alleato di salute e bellezza? 😉


CURIOSITA' STORICHE

In tempi molto remoti, le fave erano associate al mondo dei defunti, complice anche il colore nero e bianco del loro fiore.

Degli antichi Romani vi accennavo all'inizio: per loro le fave rappresentavano uno dei cibi per eccellenza, alla base di molti piatti, tanto che il poeta Varrone le menzionò anche nel suo "De rustica".


Venivano, però, anche largamente usate dagli stessi Romani proprio nei rituali del culto dei morti, ritenendo che fossero in grado di mettere in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti. Da loro probabilmente abbiamo ereditato la tradizione delle "fave di morti", i biscottini tipici del 2 novembre.😊

Presso gli antichi Greci rappresentavano l'offerta a Bacco e Mercurio per le anime dei morti; Pitagora, nonostante sia stato probabilmente il primo vegetariano della storia, in un'epigrafe del V secolo a.C., proibì il consumo alimentare delle fave, in quanto cibo che avrebbe impedito all'individuo di conservare la sua purezza e intorpidito la mente. 



Si narra che lo stesso Pitagora preferì essere raggiunto e sgozzato, anzichè tentare la fuga, attraversando un campo di fave!! 

Nell'antico Egitto, anzichè consumarle come cibo (erano considerate "impure e consacrate agli dei"), venivano utilizzate dai sacerdoti per interrogare gli dei; il luogo in cui si credeva che i defunti sostassero prima di reincarnarsi era detto proprio "campo di fave".


Fu solo nel Medioevo che le si iniziò ad usare per scopi civili, come le votazioni nelle assemblee, dividendole in bianche e nere.

Oggi noi non attribuiamo un significato simbolico particolare a questo legume, nonostante in alcune comunità pastorali del sud Italia sia ancora radicata la concezione di cibo di tramite tra la vita e la morte: preferiamo assegnare loro un ruolo di tutto riguardo nella dieta mediterranea in base a delle qualità concrete!


CONCLUSIONI

La prevenzione a tavola è, come sempre vi dico, fondamentale, come lo è scegliere alimenti non solo di qualità e di origine controllata, ma anche privi di sostanze chimiche e di stagione. 

La fava risponde attualmente a tutti questi requisiti, rientrando tra le colture più diffuse in Italia già da diversi anni, con certificazioni di qualità ed essendo, per sua natura, un legume sostenibile, scarsamente oggetto di attacchi parassitari e, dunque, di pesticidi. 

Quanto alla stagionalità, la troveremo in tutti i periodi dell'anno: in primavera fresca e nelle altre stagioni secca.
A questo proposito vi lascio con una filastrocca ischitana, scritta per ringraziare la santa protettrice dell'isola, che si festeggia il 17 maggio, per il suo intervento provvidenziale contro i pirati saraceni:


                                        "A Santa Restituta ‘e fave so’ arrennute (=indurite)
                                                       ‘e quaglie so’ fernute (finite)
                                                            ‘e turche so’ partute. "


A presto!😉

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