I tanti volti della mimosa: da simbolo dell'8 marzo, a pianta curativa, a droga "furba"




Buongiorno a tutti!

Oggi mimose un po' ovunque, fiorai in primis, ma anche al supermercato, dove stamattina regalavano candele alla mimosa, torte Mimosa a go go nella vetrine delle pasticcerie e bambini con i mazzolini in mano da regalare alle maestre.

Ma voi sapete perchè e da quando questa pianta è stata associata alla Festa della donna? 

E lo sapete che ne esistono centinaia di varietà e quella più venduta non è scientificamente una mimosa?

Scopriamo insieme queste e molte altre curiosità!


PERCHÈ SI REGALA LA MIMOSA L'8 MARZO?

La mimosa fu introdotta solo nel 1800 in Europa, quando i "cacciatori di fiori" la individuarono in Australia e rischiarono addirittura la vita per importarla.

Quella di associarla alla celebrazione dell'8 marzo è una tradizione, però, tutta italiana, risalente già all'epoca del fascismo, in cui, in questo giorno, le lavoratrici delle fabbriche erano solite regalarsi mazzetti di mimose, nonostante il fiore simbolo del sesso femminile continuasse ad essere la violetta. 

Fu solo nel 1946 che l'usanza di regalare mimose nella Giornata della donna venne "ufficializzata" da Rita Montagna (moglie di Togliatti), Teresa Mattei e Teresa Noce, che videro in essa un fiore semplice, che tutti avrebbero potuto trovare in campagna. 

Oltretutto, la sua stessa conformazione aveva un significato simbolico: i tanti pallini vicini rappresentavano la solidarietà tra le singole donne che lottavano per ottenere e difendere diritti.


LE VARIETÀ DI MIMOSA E I LORO IMPIEGHI

La varietà più usata per il fiore reciso e che noi chiamiamo comunemente "mimosa", è solo una parente della "vera" mimosa, di cui vi parlerò tra un pò e il suo nome scientifico è Acacia dealbata; la varietà presente tutto l'anno, è, invece, l'Acacia retinoide, o "Mimosa delle 4 stagioni", più resistente della dealbata, ma con pallini di un giallo meno appariscente e foglie decisamente più lunghe.

Nomi scientifici a parte, queste due piante avevano, già, dall'antichità, non solo uno scopo decorativo: i Maya ne sfruttavano sia i fiori che la corteccia per curare i traumi e le scottature, cosa che ancora fanno gli aborigeni australiani. 

In effetti, in cosmetica, l'Acacia dealbata è utilizzata per ricavare olii e unguenti sia cicatrizzanti, che rilassanti per i muscoli, che antiossidanti (per la presenza di flavonoidi) che lenitivi (per la presenza di tannini) per la pelle con acne, brufoli ed eczemi, ma anche contro le irritazioni da pannolino (https://amzn.to/48LcbXN). 



Non solo: come avevo già detto per l'olio essenziale di lavanda, anche quello di Acacia dealbata è un alleato prezioso contro stress e ansia; in Cina la mimosa è considerata addirittura un esaltatore dell'umore nonchè un potente afrodisiaco!

E, proprio come la lavanda, anche la mimosa (mi riferisco sempre all'Acacia dealbata) trova un impiego alimentare, non solo per ornare, ad esempio, dei piatti, ma anche come decotto, che pare sia un ottimo alleato contro malanni di stagioni e influenza (per la presenza di rame, ferro, zinco e magnesio),  oltre a diarrea e nausea. 

I fiori pastellati e fritti o le tortine alla mimosa, poi, sono l'ultima trovata di alcuni chef stellati!




Ma qual è, invece, quella che dovremmo chiamare propriamente "Mimosa"?

La risposta non è semplice, perchè ne esistono tante varietà, ma vi elencherò brevemente le due più diffuse nel nostro Paese.

Partiamo dalla Mimosa Tenuiflora (o Hostilis o Tepezcohuite).

Innanzitutto, scordate i pallini gialli, perchè i suoi fiori, di solito bianchi, a me ricordano tanto le spazzoline per pulire le bottiglie e i biberon 😅. 

Aspetto a parte, di questa pianta viene sfruttata soprattutto la corteccia, ricca, come quella dell'acacia dealbata, di tannini e flavonoidi, quindi con proprietà lenitive ed antiossidanti, ma anche di sostanze antinfiammatorie e astringenti, nonchè di un potente allucinogeno, la dimetiltriptamina.

A differenza dell'Acacia dealbata, commestibile, questa non lo è, quindi non sognatevi nemmeno lontanamente di prepararne un decotto da ingerire!

C'è chi prepara decotti, polverizzandone la corteccia, ma esclusivamente per usi esterni, perchè ne sono stati dimostrati i suoi effetti straordinari per curare ustioni, ulcere o ferite, tanto da essere soprannominata "l'Albero della pelle". Si racconta che negli anni '80, in Messico, ci furono degli eventi catastrofici che causarono ustionati gravi: ebbene, dopo qualche mese di trattamento con impacchi di Mimosa tenuiflora, la pelle risultò completamente ricostruita!




Oggi non è raro trovarla tra gli ingredienti di molti cosmetici per la pelle, ma anche di alcuni shampoo, contribuendo a contrastare anche forfora e caduta dei capelli.

Io vi segnalo questo prodotto, un estratto puro di Mimosa tenuiflora, da aggiungere anche alla crema idratante per contrastare i radicali liberi: https://amzn.to/49P74ra o la pratica (e, aggiungo, di lunga durata!) saponetta https://amzn.to/3TpkBzN...più che valide alternative  naturali ai prodotti tradizionali 😉. (In qualità di Affiliata Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei).

Ma torniamo un attimo al...potente allucinogeno! Si tratta di una sostanza stupefacente e psicotropa, la DMT (o "droga dello sciamano"), estraibile tramite solventi dalla corteccia: questo uno dei motivi per cui ne è vietata l'assunzione orale. Già nel Medioevo, le tribù americane usavano bere estratti corteccia durante i riti religiosi, proprio perchè eccitava e, grazie alle allucinazioni che provocava, dava l'illusione di accedere al mondo dei morti o delle divinità. 

Insomma, quella che si definisce una "smart-drug" o "droga furba".



Nel 2022, l'ayahuasca, una bevanda ancora molto in uso in America centrale e presso gli indigeni dell'Amazzonia, tra i cui ingredienti spesso si trova proprio la corteccia di Mimosa tenuiflora, è stata inserita nell'elenco delle sostanze vietate dal nostro Ministero della Salute.

Quindi, restiamo con i piedi per terra, non ingeriamo decotti, e le esperienze extracorporee lasciamole agli sciamani d'America!

Chiudo con qualche cenno alla Mimosa Pudica, o "pianta del solletico", chiamata così perchè chiude le sue foglie quando viene toccata. 

E' una pianta ornamentale molto carina, con fiori rosa che ricordano dei pon-pon. 



La medicina cinese la impiega da anni nella cura di varie patologie, tra cui addirittura l'artrite reumatoide; idem per quella ayurvedica, ma noi ci affidiamo alla medicina tradizionale, che non ne ha dimostrato nè studiato ancora l'efficacia. 

Aggiungo che, contenendo una sostanza leggermente tossica, tanto che quando gli animali la ingeriscono, contraggono malattie, saggio sarebbe non farne uso, tanto più nella cura di malattie!


CONCLUSIONI

Ricapitoliamo 😅:
  • esistono tante varietà di mimosa;
  • quella che comunemente chiamiamo "mimosa" e regaliamo l'8 marzo in realtà è l'Acacia dealbata, con tante proprietà benefiche, nonchè commestibile;
  • la vera "Mimosa" è la Tenuiflora o Hostilis, con benefici maggiori dell'Acacia, ma assolutamente non commestibile, date i suoi potenziali effetti alteranti (aumenta la pressione sanguigna e il battito cardiaco) e allucinogeni;
  • la Mimosa pudica, con i suoi carinissimi pon pon rosa è una simpatica alternativa da regalare per usare a scopo ornamentale.
Vi saluto così,  parafrasando il verso di una nota canzone, assurta a simbolo delle rivendicazioni femministe: 

"Mimosa: oltre i pallini c'è di più"!





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